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Immagine iconica sull'importanza di essere gentili

Sii gentile con le parole

l professor Noam Chomsky, durante un’intervista in cui gli si chiese se dopo 80 anni non fosse stanco di parlare di lingua, rispose: “In realtà no, perché la lingua è la caratteristica nucleare che ci rende esseri umani”. Il linguaggio che usiamo ha diversi usi: descrivere la realtà che ci circonda, comunicare fra di noi e “identificare la nostra tribù”, spiegare agli altri quanto è chiaro il nostro pensiero. È quindi sconveniente non essere gentili con le parole,  parole che, se facciamo un po’ di conti, conosciamo e adoperiamo davvero poco. Usarle male e usarne troppo poche non aiuta a capirsi, oltre che ad impoverire il linguaggio. Se pensiamo alla lingua italiana, essa si compone di 300’000 mila parole, anche se c’è chi sostiene che siamo in grado di pronunciarne fino ad oltre un milione. Una persona mediamente colta conosce 30’-35’000 parole, tuttavia nell’uso quotidiano se ne sfoderano circa 2’000. Molte di più sono quelle che “sentiamo”, per esempio dai media, ma che non utilizziamo nel linguaggio corrente.

Le parole sono potenti, possono essere un bacio o un proiettile. Sono spesso fraintese, perché usate impropriamente o non capite, soprattutto quando vengono prese di petto e pesate senza tenere conto del contesto. Oppure percepite come una critica, anziché come una descrizione oggettiva di una reale situazione. Per questo è importante conoscerle e rispettarle.  Tutti abbiamo gli strumenti per farlo. Per prima cosa iniziando a leggere e a capire ciò che leggiamo. Dalla stampa ai libri, dagli approfondimenti sui temi che più ci appassionano, alla corrispondenza che riceviamo. Riprendiamoci il potere delle parole. Noi siamo il nostro linguaggio, non possiamo pensare con chiarezza se non siamo capaci di parlare e di scrivere con chiarezza.